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La bestia nera di Mandello del Lario

C’era una volta un prototipo. Non uno qualunque, ma uno speciale. Una moto su cui tecnici e ingegneri ci lavoravano con passione perché il progetto era ambizioso: una 350 bicilindrica a due tempi per dare scacco matto alle varie Yamaha RD giapponesi.

Non un bicilindrico qualunque però. Seguendo la moda di quel periodo nei gran premi, l’ingegner Lucio Masut e i suoi uomini realizzarono il prototipo di un motore con i cilindri messi in tandem, uno davanti all’altro, come se fosse una fetta del motore della Suzuki RG 500. Uno schema con due alberi motore ripreso dal Rotax 250, che era già presente sulla B125 da cross e che la stessa Suzuki riproporrà sulla sua RGV 250 Gamma (e Aprilia con lo stesso motore).

Nel 1986, quando questo prototipo fu allestito, tra le moto di serie solo la Kawasaki KR 250 aveva qualcosa di simile. Ad Arcore presero due cilindri della RV 200, gli piazzarono due valvole di scarico e infilarono il motore nel telaio di una Gilera KK, nascosto sotto la carenatura totale. Una moto, che a detta di tutti quelli che l’hanno vista e provata, aveva qualcosa di veramente fuori dal comune in quanto a prestazioni. L’ingegner Masut, che amava collaudare di persona i prototipi, usava questa bicilindrica per tornare a casa la sera, in quel di Mandello del Lario. Nel volgere di poco tempo, quella strana KK con due scarichi divenne la bestia nera dei motociclisti che avevano la sfortuna di incontrarla sulle rive del lago. Chissà che faccia avrebbero fatto se avessero saputo di essere stati seminati da Masut e dal suo strano prototipo.