GileraRv200.it

Lo sviluppo della RV? Tutto liscio come l’olio

Quello di Pierluigi Bertolucci, “Berto” per gli amici, è un nome che ad Arcore ancora se lo ricordano. È stato il braccio destro dell’ing. Cecchelli al reparto sperimentazione. Per essere più precisi, Bertolucci era quello che sviluppava i prototipi facendoli diventare moto marcianti, coprendo tutti i passaggi che vanno dal primo esemplare alla produzione in serie. Lavorava alla Gilera nella famosa “Palazzina Nuova” , un edificio separato dal corpo principale della fabbrica che era la sede di “quelli della Sperimentale”. Qui si sviluppavano i nuovi modelli, si provavano i motori, allestivano i telai e si analizzavano  tutti i dati dei prototipi marcianti che accumulavano chilometri prima di dare il via libera alle catene di montaggio.

Lo abbiamo contattato perché è uno di quelli che ha svezzato, è proprio il caso di dire, la Gilera RV.  Perché dopo il modello di stile, bisogna pensare a come produrre in serie. “A quei tempi”, ci dice Bertolucci,  “i designer godevano di ampie libertà nel definire la linea di una moto e non sempre le esigenze dello stile si sposavano con quelle dell’industrializzazione e dell’ergonomia. Dopo che Martin ha definito il prototipo, abbiamo dovuto affinare e modificare alcune parti proprio per portarlo a una produzione in serie che tenesse anche in considerazione i costi. Siamo noi che ci siamo dovuti inventare come attaccare le varie parti, come farle combaciare e come renderle affidabili”.

“Lo sviluppo della RV”, prosegue  Bertolucci, “è andato liscio come l’olio, senza alcun intoppo. Questo perché pochi mesi prima avevamo messo n produzione la RX, che ne condivide la meccanica, per cui tutta la esperienza fatta con la sorella fuoristrada è servita a non commettere errori. Cito un episodio per spiegare meglio che cosa voglio dire. Un giorno, durante lo sviluppo della RX, chiesi a un collaudatore di fare un giro sul campetto di cross che avevamo vicino alla palazzina della Sperimentale con uno dei prototipi per vedere se il forcellone, così come era stato progettato, teneva. Un collaudo pesante, non fosse altro che per la stazza del tester, uno davvero grosso e pesante. Ebbene, dopo qualche giro tornò indietro con il forcellone piegato a banana proprio sotto l’asse trasversale della sospensione Monodrive. Ecco spiegato il motivo per cui ci sono dei rinforzi in quel punto, modifica che poi fu ovviamente estesa anche alla RV”.

Una RX 125 non ancora completa impegnata in fuoristrada. ARCHIVIO STORICO PIAGGIO, PONTEDERA
Una RX 125 non ancora completa impegnata in fuoristrada. ARCHIVIO STORICO PIAGGIO, PONTEDERA

Bertolucci ci svela anche il mistero dei numeri di telaio che partono da 1000: “Dopo aver fatto il primo telaio, gli montavamo la meccanica per vedere se tutto era a posto, sforzandoci di assemblare quanti più particolari definitivi possibile. Quelli che non avevamo ancora, perché magari il fornitore non li aveva ancora consegnati, venivano da noi fatti a mano riproducendo quelli definitivi. Di solito questa moto era quella che andava poi all’omologazione, mentre le successive, sempre più perfezionate, finivano in strada ad accumulare chilometri. Era consuetudine che partissimo con il numero 1000 di telaio. La numero 1001 andava all’omologazione, le 1002, 1003, 1004 e 1005 erano i primi prototipi marcianti. Alla Sperimentale tenevamo sempre per noi i primi numeri di telaio”.

E sempre in tema di retroscena, Bertolucci ne racconta anche altro: “Eravamo davvero bravi in quel reparto, soprattutto quando bisognava rifare a mano alcuni particolari delle moto. Avete presente la RV che compare nelle foto della brochure e della pubblicità? Quella famosa con i due ragazzi in tuta nero/rossa nel parco?  Alcuni pezzi di quella moto sono finti, cioè fatti da noi di legno. Questo perché era necessario anticipare il materiale promozionale rispetto alla produzione vera e propria. Guardate bene quelle foto e vi accorgerete che qualche dettaglio non quadra. Piccola parentesi: i due giovani ritratti sono due operai della catena di montaggio: lui si chiama Giancarlo Colombo ed era uno del montaggio poi diventato collaudatore, mentre il nome della ragazza, una operaia poi diventata centralinista, non lo ricordo.

Tornando al discorso sulle capacità della Sperimentale, io stesso, per citare un altro episodio, dovetti far verniciare ben sette volte la carrozzeria provvisoria della RV 250 NGR che il giorno dopo, e sottolineo il giorno dopo, dovevamo portare al Salone di Milano. La fibra della carrozzerie prototipo era difficile da verniciare e ottenni un buon risultato solo al settimo tentativo, finendo a ora tarda”.

La RV 250 NGR esposta al Salone di Milano. Quella che ha fatto impazzire Bertolucci con i sette strati di vernice.
La RV 250 NGR esposta al Salone di Milano. Quella che ha fatto impazzire Bertolucci con i sette strati di vernice.

 

Ancora la NGR del Salone: chissà se Serena grandi ha gradito il "contatto" con la super verniciatura di Bertolucci
Ancora la NGR del Salone: chissà se Serena grandi ha gradito il “contatto” con la super verniciatura di Bertolucci